“The hardest part
Is that you can’t go back”

recita, profeticamente, il testo del “primo video musicale ufficiale realizzato con Sora di OpenAI“.

La regia è di Paul Trillo, fra gli utenti selezionati da OpenAI per l’accesso anticipato a Sora, il brano è “The hardest part” del musicista indie Washed Out. Il contributo di Sora, leggo, è di 55 clip separate generate con le sole capacità Text-To-Image del modello, su 700 clip in totale, mixate con Adobe Premiere.

Fil rouge del video, uno zoom ininterrotto tra le vicende dei protagonisti.

Nel merito di questo video specifico, intanto complimenti al regista e al musicista, che si sono garantiti un primo posto, tra le tante prime volte delle possibilità dell’AI generativa, personalmente però ho trovato il concetto dello zoom continuo estremamente fastidioso, per cui non sarà uno di quei video che guarderò a ripetizione, ecco, se non per scopi didattici (e infatti lo vado ad inserire nelle slide dei miei corsi). Credo però che le future evoluzioni del modello TTI renderanno la resa sempre più fluida e apriranno a nuovi scenari creativi.

Prendo in prestito le parole di un utente che ha commentato il video su YouTube:

@ gjunger ” Come regista, ero entusiasta di vedere quali fossero le capacità, tuttavia il video in sé non crea un sentimento, un’emozione. Non perché l’Ai lo abbia creato, piuttosto per la sensazione del design, e l’esecuzione del video semplicemente non mi ha influenzato se non per la stanchezza del costante input visivo, che sembrava non avere un filo unico. Rimango, tuttavia, entusiasta delle possibilità offerte da qualsiasi nuova tecnologia”

I commenti al video sono molto interessanti, restituiscono quello che è il sentiment attuale: polarizzato tra gli entusiasti e i catastrofisti, con un pizzico di utenti che mettono in luce quanto ancora sia forte la sensazione di “uncanny valley”, per così dire. Staremo a vedere.

https://www.youtube.com/watch?v=-Nb-M1GAOX8


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