Ieri sono stata alla presentazione di due libri, indovinate su quale tematica? Ovviamente Intelligenza Artificiale, organizzata da ISIA Firenze. 

Ci sono stati diversi interventi particolarmente interessanti nel corso della presentazione, che tra uno spunto e l’altro credo sia durata quasi tre, piacevoli, ore. C’erano tantissime studentesse e studenti, che hanno ascoltato con grande attenzione. Tra le tante informazioni recepite, ho però sentito l’urgenza di mettere nero su bianco un aspetto, ed uno soltanto. 

La mia riflessione odierna parte dalla domanda della presidente di ISIA Firenze, dott.ssa Maria Rosa Di Giorgi, che leggendo alcuni dati legati alle competenze di programmazione, nello specifico di programmazione dell’AI, rileva un valore doppio di partecipazione maschile rispetto alle donne. Alla questione posta risponde la prof.ssa Francesca Parotti, che ha curato nel libro una parte su queste tematiche, io non l’ho ancora letta ma lo farò oggi (quale giornata migliore di oggi per farlo?) interviene rilanciando gli aspetti legati al coinvolgimento delle donne nelle STEM, il gender pay gap e quindi l’area purtroppo vasta degli stereotipi di genere. 

Mentre parlava, ho realizzato una cosa.


Di questi argomenti, nella mia percezione, mi pare se ne parli solo tra donne. Li vedo evidenziati, riportati, raccontati, oltre che chiaramente vissuti, solo da donne. A ben pensarci, io come tutti noi, sono in una “bolla” comunicativa, e la mia bolla social rispecchia questa mia percezione: le tematiche degli stereotipi di genere sono appannaggio di creator donne, le tematiche AI sono quasi ad esclusivo appannaggio di creator maschi, eccetto il sotto gruppo delle tematiche AI relative agli stereotipi di genere, raccontato dalle donne (e qui mi inserisco anche io stessa).

Ora, nel solito 8 marzo, dove ci racconteremo quanto le donne siano importanti, alla pari, mimose si/mimose no, dove si fanno grande promesse di futuri cambiamenti, migliorare il bilancio di vita/lavoro, la gestione paritaria del carico familiare, bla bla bla…. ecco, forse mi chiedevo se non sia il caso di cercare più alleati nel mondo maschile,  allargarci anche noi un po’ di più nei mondi maschili e fare notare, nei modi e nelle possibilità di cui disponiamo, tutti quegli atteggiamenti che a volte sono inconsapevoli ma diminuiscono le opportunità per le donne. L’altro giorno, mi è capitato di lasciare un commento su un post Linkedin di un evento in cui si erano riuniti dei professionisti, ed i vari presidenti delle varie sezioni. Sul palco, 7-8 uomini, in platea, una o due donne. Il titolo recitava “il futuro della professione” ed io ho risposto come vedete in foto. 

Forse, se le nostre singole voci le esprimessimo tutte le volte che ci troviamo di fronte ai c.d. manels, magari chi organizza potrebbe fare attenzione al contributo che potrebbe arrivare anche dalle professioniste, e non solo dai professionisti per default. E questo va fatto, secondo me, non ponendoci in antagonismo ma nella direzione di far avere agli altri un nuovo livello di interpretazione della realtà, come un nuovo paio di occhiali che permette di vedere qualcosa che prima non si era in grado. Ecco, forse potremmo fornire a chi è nelle nostre cerchie, grazie alle nostre interazioni, commenti, discussioni, un ipotetico paio di occhiali nuovi, ed avere nuovi e nuove alleate. 

Magari adesso vado a chiedere la soluzione all’Intelligenza Artificiale generativa (ipotizzandola senza bias!).

Nella foto, eccomi come mi sono immaginata usando l’AI generativa, ovviamente in una versione non immune dallo stereotipo della giovane donna ovviamente bella anche senza averlo specificato nel prompt (“a woman with red brown hair and round pink glass while working on a computer “).


0 commenti

Lascia un commento

Segnaposto per l'avatar

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *