È  fine anno, abbiamo tutti bisogno di leggerezza e di recuperare dalle fatiche lavorative (e non). Pensavo di scrivere un post per celebrare il fallimento dei buoni propositi di cui vi avevo parlato a inizio 2023, toppati allegramente a favore di un altro ulteriore anno super impegnativo, oppure di scrivere un nuovo post illudendomi genuinamente di riuscirci per il 2024, e invece no, mi tocca concentrarmi perché non riesco a non scrivere due riflessioni volanti sulla polemica propagandistica del momento: la senatrice di FdI Mennuni, che ha affermato:

“(…) c’è l’approccio culturale: ora userò un termine terribile, diventerà trash: dobbiamo aiutare le istituzioni, il Vaticano, le associazioni” a far sì “che la maternità torni a diventare di nuovo cool. Dobbiamo far sì che le ragazze di 18 anni, di 20 anni, vogliano sposarsi e vogliano mettere su una famiglia”

Mi pare anche assurdo doverne parlare, perché la situazione economica, politica, sociale e demografica italiana attuale è già una spiegazione di tutto, ma non posso stare zitta ed arretrare di un passo davanti a questi tentativi di propagandare una figura di donna che stia a casa a fare figli per la patria. Lo devo a mia figlia, lo devo alle donne della mia vita e alle mie studentesse.

Secondo la senatrice Mennuni, portavoce di una ideologia profondamente radicata nel suo partito (e spulciando nel suo cv scopro aver avuto delega alle pari opportunità e ai rapporti con il “mondo cattolico”, al comune di Roma, che già messi nella stessa frase mi sembrano un ossimoro) è la maternità, non l’essere genitori rivolto dunque a entrambi i sessi, ma solo alle donne, che deve tornare ad essere cool. Ammesso che lo sia mai stata, da quando sono diventata mamma ho associato tanti aggettivi a questa esperienza, e di certo cool non è uno di quelli che mi è venuto in mente nelle infinite notti insonni, nella difficilissima esperienza di allattamento o nei sette mesi di gravidanza con l’iperemesi gravidica, metà dei quali senza introdurre cibo alcuno diverso dal succo di frutta alla pera, tralasciando la scialorrea che mi ha fatto quasi impazzire.

Ero cool a mia insaputa? A ben pensarci, credo proprio di no: io di anni ne ho 40, quindi decisamente, colpevolmente, tremendamente, fuori target.

Mia figlia, arrivata in età decisamente adulta, in quella fase che medicalmente ci pone come primipare attempate, tanto desiderata e tanto voluta, è la gioia più grande della mia vita, ma ciò non mi impedisce di essere onesta: è una faticaccia, ne vale la pena se è quello che vuoi (volete), non certo perché ti rende cool, come fosse un qualunque accessorio modaiolo. Ora, usciamo dal rigagnolo rassicurante dell’esperienza personale, e navighiamo nel mare in burrasca delle statistiche nazionali. Diamo la parola ai numeri:

8000 euro all’anno

Bankitalia, dati 2021

Fare figli costa, non milioni di euro, ma secondo le stime di Bankitalia sono 640 euro al mese, mentre per l’O.N.F (Osservatorio Nazionale Federconsumatori) all’anno la cifra è di 9750 euro. Chiaramente sono valutazione medie che subiscono delle variazioni in base a tanti fattori, ci servono per cercare di orientarci e quantificare più o meno il budget. Nell’ipotesi, piuttosto comune, di non essere ricche ereditiere, tocca lavorare per mantenersi. Ma cosa succede al lavoro delle donne non appena diventano madri (lasciando in stand-by l’enorme discriminazione delle donne in età fertile in fase di ricerca lavoro)?

Diventa magico: sparisce.

44.669 mamme hanno dato le dimissioni dal lavoro

Dimissioni convalidate dall’Ispettorato nazionale del lavoro

Nel 2022, il valore di dimissioni di mamme è in crescita, tale valore è calcolato sulle dimissioni entro i primi tre anni di vita del figlio. La motivazione principalmente addotta dalle neo-mamme è legata alle difficoltà di conciliazione tra vita e lavoro, vediamo in che percentuali è ribadita tale motivazione tra i due sessi:

per il 63% delle neo-mamme

per il 7,1% dei neo-papà

Il Sole 24 ore

La vedete la differenza di genere nelle motivazioni? Diventa ancora più lampante quando andiamo ad analizzare la voce relativa al passaggio lavorativo ad altra azienda (spesso con contratti economici migliorativi, ma questo non lo esplicita questa statistica):

per i padri, il 78,9% è dovuto ad un nuovo contratto

per le madri, il 24% è dovuto ad un nuovo contratto

Il Sole 24 ore

In buona sostanza, il carico di cura legato alla nascita dei figli è ancora, in moltissimi casi, ad esclusivo appannaggio delle madri, che si ritrovano spesso senza una rete di sostegno familiare, statale, pubblica, qualsiasi, fosse pure aliena. E’ allora importantissimo che una donna prima di avere un figlio, abbia costruito una stabilità economica e lavorativa, che può comunque venire meno nell’istante in cui si rimane incinta, sia ben chiaro. E infatti, nella fascia tra 20 e 49 anni, in Italia, in presenza di un figlio lavorano il

55,2% delle donne

83,5% dei maschi

Con i bambini, osservatorio

cioè una donna su due esce dal comparto del lavoro, in pratica. Ed il momento più critico è in seguito alla nascita del primo figlio (anche perchè probabilmente al secondo figlio la maggior parte si è già licenziata/è stata licenziata/ha già il contratto non rinnovato). Per quelle che lavorano, si tratta frequentemente di impieghi di tipo temporaneo, con in prospettiva un ricorso al part time sbilanciato tra i due generi:

31,7% donne

7,7% uomini.

Il Sole 24 ore

Spesso non si tratta neanche di una scelta, ma di un tempo parziale involontario: una lavoratrice su due – (con l’Italia capofila rispetto agli altri Paesi dell’Unione europea) – sarebbe disponibile a lavorare a tempo pieno.

E se i neogenitori volessero andare ad abitare insieme nel loro nido d’amore, come è la situazione abitativa in Italia?

Secondo l’elaborazione di Will sui dati di Numbeo (un database europeo che colleziona dati sul costo della vita) in moltissime città gli affitti sono decisamente aumentati ma non è proporzionalmente aumentato lo stipendio: ad esempio nella città di Milano, dal 2015 ad oggi in media gli affitti sono aumentati del 39%, mentre lo stipendio medio netto solo del 7%. A Bologna gli affitti sono aumentati del 53% e i redditi netti sono rimasti invariati. Anche a Roma gli stipendi netti sono rimasti pressoché invariati, ma l’aumento del prezzo degli affitti è stato del 6,3%.

Senza citare poi la parità salariale, con una forbice nella retribuzione a sfavore delle donne, e comunque con stipendi per ambo i sessi non adeguati a supportare una vita dignitosa in tantissimi casi, il costo degli asili nido qualora non si rientri nelle quote comunali o comunque in prezzi calmierati, il costo della vita in generale, i 10 giorni di paternità retribuita, come sei poi all’undicesimo giorno questo neonato non continui ad avere bisogno di accudimento (e la neomamma? chi ci pensa a lei?)….

Fino ad ora ho parlato solo di argomenti quantitativi (pure in maniera parziale perchè ci vorrebbero tre libri, altro che articolo di blog) lasciando per ultimo un aspetto fondamentale: le giovani donne devono poter scegliere cosa vogliono essere. Scegliere cosa vogliono diventare, indipendentemente dalla maternità. Di scoprire, realizzare, assecondare i loro sogni, desideri, bisogni, curiosità in quanto persone, non in quanto potenziali procreatrici.

Libere di non voler essere madri.

Libere di accedere alla contraccezione o all’aborto.

Libere di voler essere madri ma se impossibilitate da situazioni mediche, sostenute nei percorsi di fertilità e procreazione, o adozione.

Libere di voler essere mamme a 18 o a 37 anni, per dire.

Non una battaglia contro la maternità in generale o in giovane età, è una battaglia per chi questa cosa non la desidera per se stessa, che sappia di poter scegliere e che la sua massima aspirazione non è diventare una italica giovane incubatrice .

Io credo (spero, ecco) di non essere un cattiva madre proprio perché consapevole della persona che sono, felice di quello che sono diventata, della relazione costruita e di quello che lavorativamente ho ottenuto. Sarei stata una madre migliore 20 anni fa? Non lo so, ma non mi interessa neanche: sono felice qui ed ora, nella mia pelle oggi.

Sposarsi, fare figli, non è un destino ineluttabile tracciato da altri, ma solo alcune delle tante opzioni possibili all’interno del percorso delle nostra vita. Scelta che va fatta consapevolmente, sapendo a cosa si va incontro per non doversene pentire poi, noi e le creature indifese che si mettono al mondo.

Ognuna dovrebbe avere il sacrosanto diritto di scegliere se e quando fare, e qualora non le interessasse, anche mai.

Vuoi avere figli? Ottimo, sono felice per te.

Non vuoi avere figli? Ottimo, sono felice per te.

quello che penso io della faccenda

Fonti utilizzate per i dati :

Dichiarazione sen. Menunni: https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2023/12/28/mennuni-la-maternita-torni-cool-sia-la-massima-aspirazione-delle-ragazze_04122fdd-8941-4fa4-a2e3-184b650ad2f5.html

Bankitalia, dati 2021: https://www.corriere.it/economia/consumi/23_maggio_15/quanto-costa-avere-figlio-italia-tutte-spese-ragioni-calo-demografico-22af7358-f2f8-11ed-a9db-6a998963fa4a.shtml

Sole24Ore: https://www.ilsole24ore.com/art/lavoro-dimissioni-44mila-mamme-63percento-casi-conciliazione-difficile-AFJ7cZvB

Con i bambini.org – Osservatorio: https://www.conibambini.org/osservatorio/occupazione-femminile-in-italia-lavora-solo-una-donna-con-figli-su-2/

Will: https://www.instagram.com/p/C1WcZQKNUvz/utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==

Il sole 24 ore: ilsole24ore.com/art/donne-e-lavoro-numeri-divari-l-allarme-bankitalia-freno-crescita-AEMwmPnD(si apre in una nuova scheda)

Immagine generata dall’AI con il prompt “a propaganda image with a young women with her kids, as an italian fascist manifest propaganda, in violet and pink shadows”

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