A ridosso del 25 novembre, e poi di un altro e un altro ancora, cosa ci rimane dopo l’ennesimo femminicidio?
I proclami della politica, le parole scambiate nei bar, i commenti dei social, le soluzioni semplicistiche, i post (sacrosanti e necessari) di quelle di noi che provano a parlare ad un pubblico più vasto per diffondere consapevolezza, ma che sono letti e commentati solo da donne come se non fosse affatto una faccenda da maschi. I nomi sullo schermo scorrono e si riconoscono, tante voci, tante riflessioni e tante storie scritte solo da DONNE.
Un silenzio assordante interrotto solo da qualcuno, che spesso ingenuamente (ed inconsapevolmente) scrive che “dobbiamo imparare a proteggerci e a denunciare” oppure che “non sono tutti i maschi così” quando il problema è uno solo e non viene mai indirizzato con le parole giuste.
Allora ve ne suggerisco qualcuna io: è stato un uomo, è stato un omicidio, è stato un femminicidio, non è colpa dello psicologo, non è colpa dei genitori, non è colpa della scuola, meno che meno è colpa della vittima, non è colpa degli altri ma in primis di CHI COMMETTE L’OMICIDIO. Non ho, non abbiamo, la possibilità di indagare nella mente e nell’esperienza di vita di questo ragazzo (mi astengo dall’usare una serie di epiteti, solo perché fondamentalmente quando ne parliamo come un mostro stiamo abbassando la guardia: è uno dei tanti “bravi ragazzi” che ci ammazzano perché sono troppo bravi e ci “fanno pure i biscotti” – cit. l’avvocato difensore ) e non compete certo ad un post sul blog o sui social, non ci compete sostituirci alla giustizia che farà le sue indagini ed il suo corso. Però, ecco, interroghiamoci ad alta voce di come questa deresponsabilizzazione prepari la strada ad altri bravi ragazzi. Tanto, non è colpa loro.
Non facciamo in tempo a piangere una sorella uccisa, che le lacrime diventano più amare per una storia ancora peggiore. E queste sono solo quelle che arrivano all’eco dell’opinione pubblica, ma accanto al nome di Giulia Cecchettin ci sono tante altre vite spezzate, molte delle quali sono state solo un trafiletto su un giornale titolato “vittima di femminicidio/uccisa dall’ex…” (non che tutta questa attenzione mediatica e pornografia del dolore sia una passeggiata di salute, eh).
Se sei un uomo, e per qualche (assurdo!) motivo mi stai leggendo, ti chiedo di riflettere un istante, perché puoi avere un grande ruolo in questa battaglia culturale, basta poco: usa la tua voce, le tue storie di instagram, i tuoi post, i tuoi commenti, per manifestare solidarietà e distanziarti dai comportamenti tossici. Siamo stanche di parlare solo alle donne, è il momento di parlare agli uomini, che però, pare, preferiscano ascoltare altri uomini. Aiutali, aiutaci.
Poi, se passata l’emozione collettiva, vuoi rendere questo modus operandi parte della tua normale comunicazione, potresti essere l’alleato più prezioso.
Se vi avanza il fiato, provate a leggere questi nomi tutti insieme, sono solo le vittime di femminicidio in Italia da gennaio 2023 ad oggi, uccisi da parte del partner o ex:
Giulia Donato
Martina Scialdone
Oriana Brunelli
Teresa Di Tondo
Alina Cozac
Giuseppina Faiella
Yana Malayko
Antonia Vacchelli
Melina Marino
Santa Castorino
Stefania Rota
Cesina Damiani
Rosina Rossi
Sigrid Gröber
Giuseppina Traini
Rosalba dell’Albani
Iulia Astafieya
Rossella Maggi
Maria Febronia Buttò
Pinuccia Contin
Francesca Giornelli
Zenepe Uruci
Carla Pasqua
Sara Ruschi
Brunetta Ridolfi
Anila Ruci
Barbara Capovani
Wilma Vezzaro
Safayou Sow
Jessica Malaj
Yirelis Pena Santana
Giulia Tramontano
Pierpaola Romano
Floriana Floris
Svetlana Ghenciu
Michelle Maria Causo
Mariella Marino
Mara Fait
Angela Gioiello
Sofia Castelli
Celine Frei Matzohl
Anna Scala
Rossella Nappini
Marisa Leo
Maria Rosaria Troisi
Liliana Cojita
Anna Elisa Fontana
Klodiana Vefa
Concetta Marruocco
Etleva Kanolja
Annalisa D’Auria
Francesca Romeo
Giulia Cecchettin
Immagine generata dall’AI con il prompt “anger, impotence, malice, femicide”
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