Ritorno a leggere Il giro di boa per caso, scelto random durante il lungo volo in aereo tra i tanti titoli stipati nel mio eBook reader e ripreso a farmi compagnia in questa ennesima notte insonne. Condivido la passione per Montalbano con mia mamma, non saprei dire chi tra noi due si è innamorata prima di questo personaggio nato dalla meravigliosa penna di Camileri, so per certo che parte della nostra libreria a casa è occupata dalle sue avventure e dopo tutti questi anni, Montalbano ed i suoi sono diventati nostri cari amici. 

Questa volta, a differenza della prima che ho letto il libro, le tematiche trattate hanno un sapore differente (fanno capolino nella narrazione il G8 di Genova: ” i suoi compagni e colleghi, a Genova, avevano compiuto un illegale atto di violenza alla scordatina, una specie di vendetta fatta a friddo e per di più fabbricando prove false. Cose che facevano tornare a mente episodi seppelluti della polizia fascista o di quella di Scelba. Poi s’arrisolse ad andare a corcarsi” e gli sbarchi dei clandestini: “quella gente che arrivava da tutte le parti più povere e devastate del mondo aveva in sé tanta forza, tanta disperazione da far girare i cardini della storia in senso contrario”).

Mi capita spesso di rileggere i libri che ho amato (vedi ad esempio Il grande Gatsby, riletto più volte e pure in inglese) ma mai prima di ora l’esperienza della rilettura di un testo si era rivelata così critica: in fondo la storia, le parole, i colpi di scena sono rimasti uguali, immutabili. E invece è tutto cambiato, come è cambiata la percezione dei grandi temi di fondo di questo romanzo, e scorrere voracemente tra quelle parole mi restituisce l’immagine dolorosa, per contrasto con i tempi attuali, di una Italia che lentamente svanisce perdendo umanità e compassione, mentre parte di noi lotta in direzione (a questo punto) “ostinata e contraria”. 

Se non avete mai avuto il piacere di incontrare Salvo Montalbano e di assaporare la Sicilia, splendida comprimaria delle sue indagini, credo sia il momento giusto per farlo.

Vi lascio con una delle esternazioni del mitico Catarella, personaggio sapientemente tratteggiato, dotato di una sua logica particolare ed impossibile da dimenticare : “Io ci dissi al signori dottori che forsi forsi era possibile che il morto addivintó viventi e appresso morse nuovamente addivintando natante”.

Lettura consigliatissima!


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