Io leggo velocemente. Troppo. Divoro parole e pagine, fotografando voracemente le storie, i personaggi e gli intrecci, in un crescendo di ansia da prestazione mista a curiosità assoluta. Questo modo di agire però, ha un terribile effetto collaterale: tendo a dimenticare i particolari, a lasciare andare nei cassettini della memoria pezzetti di informazione che probabilmente non riuscirò a richiamare mai più, se non rileggendo il testo (e a volte, neanche quello è sufficiente). Per “Il piccolo principe è morto” di Riccardo Lestini, ho deciso di stravolgere la mia consueta routine fatta di una pagina dopo l’altra, dopo l’altra ancora, fino a ritrovarmi con l’ego appagato dell’ennesimo libro terminato in poco tempo. Ho cambiato i tempi e gli spazi delle mie abitudini, portandolo con me per alcuni giorni e leggendone poche pagine per volta: sul divano e sul treno, sul tram e nel parco, al bar. Le prime pagine narrate da mio marito, nel letto come una favola della buona notte, ed il resto in solitaria per il piacere dei miei occhi. Che avrei agito così l’ho deciso non appena ho preso la mia copia dalla libreria, ma è curioso come questo mio modus operandi richiami in qualche modo una attitudine che caratterizza il personaggio principale.
Lo scrittore
Ho scoperto dell’imminente nascita del libro in questione alcuni mesi fa, in verità solo tre ma il lasso di tempo che mi separa da dicembre mi sembra sia stato slargato come per effetto di uno strano incantesimo nel continuum spazio temporale: questo è l’effetto che fa il “folle e sconclusionato lavoro” (cit.) che con Riccardo abbiamo il privilegio di poter svolgere. Emozionato e preoccupato, forse segretamente terrorizzato, ma con una invidiabile nonchalance Riccardo ci raccontava dell’arrivo, a data da destinarsi, del suo libro ed abbiamo avuto modo di osservare lo scrittore nel tempo immediatamente precedente il lancio. E’ la prima volta che vedo l’effetto che fa la pubblicazione di un libro, e mi è piaciuto restare in disparte ad osservarne un frammento, provando ad immaginare cosa si prova, consapevole di non poterlo capire per davvero: un viaggio di una sola persona eppure c’è davvero un mondo dietro, reale e non.
Riccardo scrive, scrive e ancora scrive, e poi a volte raccoglie le sue riflessioni nel suo blog: www.riccardolestini.it
Il Piccolo Principe è morto
La storia narrata mi ha fatto conoscere la Perugia del Piccolo Principe e di Riccioli Neri, e mi ha catapultata in un passato che seppure a prima vista mi è sembrato remoto è decisamente modernissimo. Mi ricordo come mi sono sentita quando ho letto la prima volta Noi ragazzi dello zoo di Berlino da adolescente ed il colpo nello stomaco che ho provato quando ho visto la trasposizione del libro, anni dopo, da studentessa universitaria, inconsapevole di quanto mi avrebbero fatto male quelle immagini, che agli abissi delle vite umane non si è mai preparati. Mi sono affacciata nel mondo del Piccolo Principe ed ho sbirciato, l’ho seguito durante lo sviluppo della storia ben consapevole che ad un certo punto ci sarebbe stato un evento che avrebbe cambiato tutto, lo sapevo, ma come una bimba che ascolta la solita fiaba per la millesima volta, mi sono stupita lo stesso. Perché come si evolvono certi sentieri a volte è così evidente fin da principio che l’unica cosa che si può fare è sperare, nonostante tutto, che qualcosa possa cambiare, ma non è così scontato quando il tuo posto nel mondo in effetti non lo hai capito neanche tu.
La presentazione a La Citè
Nella splendida atmosfera della libreria La Citè a San Frediano, sotto un benevolo assedio di occhi incalzanti e orecchie curiose, l’emozione della presentazione del libro è stata davvero bella e condivisa. Non sono bastate le sedie e gli spazi per contenere tutti quelli che come me sono accorsi ad ascoltare il punto di vista dello scrittore. In un’intervista ascoltata di sfuggita, lo scrittore Gianrico Carofiglio affermava (più o meno) che del libro scritto ne esistono tanti libri diversi quanti sono i lettori che vi si approcciano, ed effettivamente credo che il libro di Riccardo sia un esempio lampante di come ognuno di noi si immerga nella lettura con il proprio bagaglio di esperienze e consapevolezze, e ne interpreti aspetti e sfaccettature anche molto diverse rispetto a quelle che probabilmente l’autore aveva in mente di comunicare. E’ per questo che non scriverò altro a riguardo della storia narrata nel libro, ma vi invito a leggerla, e soprattutto, a rifletterci sopra: il piccolo principe potevamo anche essere noi se solo ci fossimo trovati in condizioni diverse o forse, potrebbe esserci qualcuno accanto a noi che in qualche modo sta vivendo un’esperienza simile; pertanto non perdiamo quelle capacità che mai come adesso sono ad alto rischio di estinzione: l’empatia, la pietas.
Restiamo umani.
Questa non-recensione è stata scritta ascoltando Heroin dei Velvet Underground in loop.
1 commento
“Il Piccolo Principe è morto” di Riccardo Lestini · Marzo 18, 2019 alle 9:36 am
[…] localhost:8888/wordpress – 17/03/2019 […]