Le scelte migliori della mia vita le ho fatte quando mi sono lanciata con leggerezza e speranza nel futuro. A dispetto dei mille ragionamenti, delle discussioni fatte a casa sulla scelta del corso universitario, l’ultimo giorno utile per le iscrizioni nel lontano 2002 io ero ancora davanti la segreteria dell’Università della Calabria a scegliere cosa avrei fatto “da grande”. Sul mio personalissimo podio di indecisione c’erano i corsi di laurea di lingue, ingegneria chimica e scienza della nutrizione.
Ho scelto “a sentimento”. Apparentemente, senza nessun ragionamento logico, senza consapevolezza, mi sono lanciata. Non lo sapevo allora, ma lo avrei fatto tante altre volte nella mia vita, con risultati diversi: partendo per Dublino avendolo saputo solo 2 giorni prima; usando i soldi della borsa di studio per trascorrere un mese in Andalucia; innamorandomi; partendo in erasmus la prima volta (e tornando dopo pochissimo per problemi col piano di studi con un senso di amarezza che mi avrebbe accompagnato per molto tempo); ripartendo in erasmus la seconda volta con soli 5 giorni di preavviso; inviando un curriculum per lavori per i quali non avevo tutte le competenze necessarie, ma tanta buona volontà (imparando che spesso non è sufficiente). E tante altre volte ancora mi sono lanciata cadendo in maniera rovinosa, facendo errori pazzeschi, fino ad incrinare quella speranza che faceva da trampolino nei miei lanci. Speranza persa, stavo tornando indietro.
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All’ennesima selezione andata male ho pianto un intero pomeriggio. Giuro, dalle 14 alle 18 del 5 novembre 2012 ho finito tutte le lacrime di rabbia e autocommiserazione che avevo.
In realtà stavo prendendo la ricorsa verso il futuro e non lo sapevo.
Io non lo sapevo cosa sarebbe successo quando Gaetano mi ha iscritto alle prove preselettive del tirocinio formativo attivo (tfa) che su 550 aspiranti candidati per una manciata di posti ci sarei stata anche io tra gli ammessi, e che saremmo riusciti a lavorare, frequentare tutti i corsi ed il tirocinio, studiando di notte e nei fine settimana, stremati ma soddisfatti dai risultati raggiunti.
Io non lo sapevo quando ho scelto la Toscana “a sentimento” nel ventaglio delle opzioni possibili. Non lo sapevo quando ho scelto Florence come nickname (un omaggio al gruppo musicale che adoro) che sarebbe stata, curiosamente, la destinazione di questo fantastico viaggio qualche anno dopo. Mi sono lanciata ed ho iniziato a volare.
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Quello che siamo ora è il risultato di tutto quello che è successo prima. Mi piace pensare che ogni singolo dettaglio sia importante, piccolissimo eppure funzionale nel quadro generale complessivo. Questo insieme di conseguenze, incastri, coincidenze, azioni, noi non abbiamo la lucidità e la capacità di comprenderlo nel nostro presente, riusciamo a capirlo solo guardando il tutto a posteriori. Se potessi tornare indietro direi alla Francesca del 2002 seduta sul muretto delle segreterie a compilare il modulo di iscrizione che sta facendo la scelta giusta, sta scegliendo di fare ciò che la renderà felice. Che un 14 di luglio di tanti anni dopo festeggerà nella bellezza di una città meravigliosa il frutto di quegli sforzi. Ma forse è meglio che lei non lo sappia, forse è proprio l’incertezza del cammino a rendere il viaggio interessante, nonostante tutto.
Quello che ho sempre saputo è che mi sarei dovuta impegnare, studiare, fare sacrifici, e che non sarebbe stato facile ma avrei avuto gli affetti al mio fianco sempre ad alleviare la fatica. Quando il mondo sembra coltivare la mancanza di impegno e svilire lo studio, mortificando le ambizioni, l’unico modo per resistere è continuare a studiare e ad impegnarsi. Ampliando l’orizzonte, guardando lontano. Quando gli altri vi diranno: è impossibile, non si può fare, figurati se ci riesci, tanto non serve a niente, voi prendete un bel respiro e non abbiate paura di scegliere “a sentimento” quella che è la vostra strada, lanciandovi senza paura attraverso le difficoltà, per aspera ad astra.
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*«attraverso le asperità [si giunge] alle stelle»
1 commento
Romina Serafini · Luglio 19, 2017 alle 11:23 am
Tempo fa ho letto un interessante articolo (di cui purtroppo non ho la fonte) che spiegava come il nostro intestino, ricchissimo di terminazioni e ricettori nervosi possa essere considerato un secondo cervello e anche di più! Per sintetizzare, con la pancia captiamo tantissimi segnali dall’ambiente esterno. Di questi solo una piccolissima percentuale arriva a livello di corteccia celebrale e ne prendiamo consapevolezza. Per cui, quello che chiamiamo intuito, istinto e le scelte che facciamo “a sentimento” sono spesso una conseguenza inconsapevole di qualcosa che sappiamo ma non siamo in grado di catalogare e spesso sono le scelte più “giuste” per noi 🙂