Responsabilitàsocialedimpresa. La prima volta che ho letto queste parole l’ho fatto tutto di un fiato, senza avere la benché minima idea di cosa si potesse trattare. Subito dopo, sono andata a cercare più informazioni in giro nella rete. Ecco quindi che imparo che per responsabilità sociale di impresa (RSI) si intende:
La responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società (25 ottobre 2011, Commissione Europea)
Si tratta quindi di prendere in considerazione le imprese come elementi in grado di avere delle ripercussioni nella società, e non come soggetti a se stanti privi di collegamento se non in termini economici. Ok. Comincio a preparare la locandina per il seminario sulla RSI, il concetto interessante ma piuttosto astratto, non ho il tempo di rifletterci e non ci penso più.
Arriva il giorno del seminario e ascolto, tra gli altri, l’intervento di Giancarlo Vivone, presidente di Responsabitaly che ha lo scopo di sensibilizzare sulla tematica della RSI. Una presentazione appassionata, ricca di quel pathos che Giancarlo richiama e che, come mi rammentano le mie reminiscenze liceali (non è vero, l’ho letto sulla wikipedia) è uno dei tre modi di persuasione nella retorica, insieme all’ethos e al logos.
Ed è a questo punto che cambia la mia prospettiva sull’argomento e tutto diventa un pochino più chiaro, più vicino al mio modo di vedere le cose: le azioni che compiamo quotidianamente hanno un peso, non solo su di noi ma anche nel contesto in cui operiamo. Il famoso effetto farfalla, secondo il quale piccole azioni locali possono determinare anche dei cambiamenti sistemici. Questo vale per le persone, ma ancora di più per le imprese, le quali, non sono vincolate da nessun limite legale ad agire in maniera squisitamente etica e ad assumere comportamenti di responsabilità sociale ( i quali si configurano quindi come volontari).
Ma è proprio questo, il fatto di assumere dei comportamenti rispettosi senza che siano imposti dall’alto, a conferire alle imprese un valore maggiore ai miei occhi, a renderle più umane ma non per questo meno competitive o capaci di generare quel profitto che è si, il fine ultimo dell’impresa, ma che può essere conseguito anche innescando un circolo virtuoso e positivo di consapevolezza ed etica. E qui, su queste riflessioni, che si dischiude la bellezza della responsabilità sociale dell’impresa, un cambiamento di prospettiva necessario affinché le azioni intraprese da tutti possano portare a ripercussioni positive in termini economici, sociali ed ambientali.
Al netto delle mie riflessioni personali, per approfondire e capire meglio l’argomento è possibile leggere la documentazione del seminario liberamente accessibile sul sito del Polo di Innovazione ICT Calabria, oppure dare un’occhiata al sito dell’associazione Responsabitaly.
1 commento
Franco Germi · Settembre 25, 2015 alle 2:10 pm
Interessante spunto di riflessioni, in passato le aziende hanno pensato prevalentemente solo al loro interesse, è ora, è tempo che si inizi a pensare alla responsabilità nei confronti del contesto in cui si opera.
Meravigliosa analisi, interessante spunto di riflessione.
Continua cosi