L’indignazione nei tempi dell’iperconnessione. Caccia al cacciatore!
La storia di Cecil è tristemente nota: il maestoso leone è ucciso da un cacciatore americano senza scrupoli, che con la “modica” cifra di 50 mila dollari crede di aver acquisito il diritto di sparare ed uccidere, infischiandosene di tutte le leggi.
Questa storia sarebbe rimasta nell’ombra, uguale a mille altre di caccia di frodo a danno del continente africano, se non fosse per un piccolo dettaglio: Cecil non è un leone qualsiasi, ma è il leone simbolo dello Zimbabwe e la principale attrattiva turistica dell’area naturale protetta che lo ospitava.
E questo cambia tutto.
La notizia ha risonanza mondiale, viene battuta da tutte le principali agenzie di comunicazione internazionali e si scatena, ironia del destino, la caccia all’uomo. Si susseguono supposizioni, ipotesi, mezze verità, come da copione tutto procede in maniera tradizionale fino a quando non cominciano ad essere diffusi dati che consentono di rintracciare l’identità del cacciatore. Svelata l’identità, il punto di non ritorno è un tweet, ad opera di Mia Farrow, che scatena un ondata di sdegno. Inizialmente infatti si crede che l’attrice abbia twittato l’indirizzo di casa del dentista ed è attaccata sul social network per questo motivo, mentre in realtà si è limitata a pubblicare l’indirizzo, peraltro già online ed accessibile, dello studio dentistico in Minnesota. (Fonte: http://www.theguardian.com/film/2015/jul/30/mia-farrow-criticised-for-posting-address-of-cecil-the-lion-killer )
Da questo momento in poi, sono diffuse fotografie ed altre informazioni personali. L’enorme interesse e l’indignazione di massa che la vicenda ha suscitato si traduce in manifestazioni di protesta direttamente sotto lo studio del dentista che è costretto a chiudere l’attività.
L’indignazione continua a diffondersi a macchia d’olio anche sulla rete. Cercando “lion cecil” su google sono indicizzati ben 93.600.000 risultati. La notizia è condivisa sui social network, se ne discute ovunque dai tg ai blog.
Nel frattempo, sul sito della Casa Bianca, nella sezione dedicata alle petizioni appare la richiesta di estradizione in Zimbabwe per il dentista, firmata al momento da 229,931 cittadini americani.
E non è la sola petizione organizzata, infatti su www.thepetitionsite.com poco più di 1 milione di persone hanno firmato per chiedere giustizia per Cecil.
Come sempre succede in questi casi, lo step successivo è frugare nella vita privata, ed ecco che cominciano ad essere pubblicate le foto del dentista con le varie prede, fino ad “entrare” virtualmente in casa dove si suppone sia presente la sua “sick collection”, collezione malata, come la definisce il Dailymail.
Il dentista si è giustificato dicendo che non immaginava fosse un leone famoso (“had no idea that the lion I took was a known, local favorite, was collared and part of a study until the end of the hunt” via Foxnews ) facendo montare la protesta ancora di più.
Per quanto personalmente provi una forma di ribrezzo quasi fisico per persone come il dentista Palmer, credo che diffondere la sua fotografia, l’indirizzo dello studio, la fotografia di casa sua, sia un’azione che non ci faccia onore.
Oggi come non mai l’umanità ha disposizione strumenti dalla portata incommensurabile: la rete ed i social network. In questo preciso momento storico, la facilità di agire collettivamente consente di ottenere enorme visibilità nel bene e soprattutto nel male, (1 milione di persone che firmano una petizione sono un numero significativo) ponendoci tutti di fronte ad una serie di interrogativi. Qualsiasi cosa noi facciamo, potenzialmente, può essere conosciuta, osservata, studiata da una moltitudine di persone sul globo, criticata, presa come esempio negativo, derisa, essere utilizzata a nostro favore o contro di noi. E’ il potere intrinseco della rete, che eleva a potenza le azioni siano esse buone o cattive.
Questa storia ci insegna che le azioni che facciamo a livello locale possono avere una risonanza globale e portare effetti concreti, a volte devastanti.
E questo fenomeno interessa proprio tutti, anche quelli come Palmer che non sono più intoccabili, quelli che gli è sempre andata bene perché benestanti e credono che avendo i soldi tutto sia lecito (anche ignorare la legge e andare a depredare delle proprie risorse uno stato africano). Prima o poi commettono uno sbaglio, e in quel momento probabilmente saranno puniti molto più di quanto meritano, attirando un’ondata di odio forse anche in virtù del loro status sociale.
0 commenti